Mps – I conti tornano in nero nel 2018

Il 2018 ha visto il ritorno all’utile per Mps per 278,8 milioni. La netta riduzione delle rettifiche su crediti ha permesso di ottenere un risultato positivo, anche se quelle relative al 2017 erano state influenzate da una componente straordinaria di 3.900 milioni legata agli Npl poi oggetto di cartolarizzazione. Dal lato operativo, il calo dei costi operativi (-7,6% a/a a 2.350,7 milioni) non ha compensato a sufficienza la riduzione del margine di intermediazione, attestatosi a 3.287,5 milioni (-18,3% su base annua).

Finita la fase delle rettifiche straordinarie su crediti, Mps riesce a ritrovare un equilibrio economico e a tornare in utile.

L’istituto guidato da Marco Morelli ha infatti archiviato il 2018 con un utile netto di 278,8 milioni, che si confronta con il rosso di 3.502,1 milioni dell’anno precedente, che però includeva 3.900 milioni di accantonamenti straordinari legati al portafoglio di Npl da 24,1 miliardi poi oggetto di cartolarizzazione.

La banca continua ad essere impegnata nel percorso di ristrutturazione concordato con le autorità europee. Nell’ambito del piano di riassetto, il management sta portando avanti con successo l’azione di de-risking.

Il periodo in esame è stato caratterizzato da una debolezza dei ricavi, compensata solo in parte contenimento dei costi. La netta diminuzione delle rettifiche su crediti, che nel periodo 2017 avevano assorbito tutto il risultato lordo, è però riuscita a riportare in positivo il risultato netto di gestione.

Il margine di intermediazione si è attestato a 3.287,5 milioni (-18,3% rispetto all’anno precedente), a causa del minore apporto di tutte le componenti.

Il margine di interesse è sceso a 1.742,8 milioni (-2,5% a/a). Un andamento legato principalmente alla dinamica negativa degli attivi fruttiferi, in particolare degli impieghi commerciali e del portafoglio titoli, che hanno subito una contrazione dei volumi medi e un calo dei relativi rendimenti. Tale dinamica è stata parzialmente attenuata dalla diminuzione degli interessi passivi, conseguente alla riduzione del costo della raccolta commerciale e al rimborso di obbligazioni aventi condizioni più onerose (tra cui anche quelle connesse al burden sharing).

Le commissioni nette sono diminuite a 1.523,3 milioni (-3,4% rispetto al 2017), in seguito ai minori proventi sui servizi di pagamento per l’avvenuta cessione in data 30 giugno 2017 del ramo del merchant acquiring e di quelli relativi ai servizi connessi alla gestione del risparmio.

I profitti da trading hanno evidenziato un leggero saldo negativo di 13,2 milioni (+571,1 milioni nell’anno precedente), per il contributo negativo delle attività valutate a fair value mentre il risultato dell’attività di negoziazione è stato leggermente positivo per 34 milioni. Si segnala che il 2017 aveva beneficiato dell’impatto positivo legato al burden sharing, pari a 503 milioni.

Gli altri ricavi, pari a 34,6 milioni (-61,4% a/a), hanno visto il contributo positivo di 75 milioni, legato per la gran parte alla joint venture con Axa nella bancassurance, in parte assorbito per 40 milioni principalmente per maggiori oneri da sentenze, accordi transattivi e sopravvenienze passive.

Le azioni messe a punto dal management per il controllo dei costi hanno portato a una loro contrazione a 2.350,7 milioni (-7,6% rispetto al 2017), compensando però solo parzialmente la riduzione del giro d’affari. Nel dettaglio, le spese per il personale sono scese a 1.462,9 milioni (-7,1% a/a), principalmente per la riduzione degli organici attuata, anche grazie all’utilizzo del Fondo di Solidarietà in data 1° maggio e 1° novembre 2017. In calo anche gli altri costi a 887,8 milioni (-8,3% rispetto al periodo di confronto), per effetto delle iniziative di contenimento strutturale della spesa che hanno interessato in particolare la gestione del comparto immobiliare, le spese legali connesse al recupero crediti, nonché il comparto ICT (anche a seguito della cessione del ramo acquiring avvenuta a giugno 2017).

A seguito delle dinamiche sopra descritte, il risultato operativo lordo si è fissato a 936,8 milioni (-36,8% rispetto all’anno precedente).

Nel 2018 la svolta è arrivata dalla riduzione delle rettifiche su crediti, pari a 628,1 milioni (-88,2% su base annua), con un costo del rischio di 72 pb. Si ricorda che il dato relativo al 2017 era però influenzato da 3.900 milioni di rettifiche straordinarie legate al portafoglio da 24,1 miliardi poi oggetto di cartolarizzazione.

Il risultato netto, pertanto, è tornato positivo per 308,7 milioni (rosso di 3.842,1 milioni nel 2017).

La gestione straordinaria ha mostrato un saldo netto negativo di 417,9 milioni (-345 milioni nel periodo di confronto) e comprende oneri di ristrutturazione una tantum per 87 milioni connessi anche alla realizzazione dei commitment assunti con la Dg Comp, tra i quali la perdita attesa dalla cessione della controllata MP Belgio, oneri di sistema pari a 131,1 milioni, oneri per 150 milioni legati alla manovra di esodo e 50,1 milioni di utile legati alla cessione della piattaforma di recupero crediti.

Il periodo si è chiuso con un utile netto di 278,8 milioni, a fronte di un rosso di 3.502,1 milioni del 2017.

Dal lato patrimoniale, a fine dicembre i crediti verso la clientela sono pari a 86,9 miliardi (+0,5% rispetto al 31 dicembre 2017). I crediti deteriorati lordi risultano pari a 16,8 miliardi, in calo di 26,1 miliardi rispetto a fine 2017, essenzialmente per effetto del deconsolidamento delle sofferenze oggetto di cartolarizzazione. Le sofferenze si riducono di 22,5 miliardi rispetto al 31 dicembre 2017. In flessione anche l’esposizione delle inadempienze probabili di 3,3 miliardi rispetto a fine 2017, sulla quale hanno inciso anche le cessioni realizzate nel terzo trimestre.

I crediti deteriorati netti si attestano a 7,9 miliardi (-6,9 miliardi rispetto al 31 dicembre 2017), al cui interno l’ammontare delle sofferenze si riduce di circa 4,53 miliardi rispetto a fine 2017 e quello delle inadempienze probabili di 2,4 miliardi, sempre rispetto al 31 dicembre 2017.

La percentuale di copertura dei crediti deteriorati è pari al 53,1% (65,5% al 31 dicembre 2017) a seguito dell’avvenuto deconsolidamento delle suddette sofferenze.

La raccolta diretta si è fissata a 90,5 miliardi (-7,5% rispetto a fine 2017). Nel periodo si è verificata una diminuzione dei conti correnti, impattati dai deflussi tipici di fine anno di un grande cliente del settore elettrico, e delle obbligazioni, interessate dal rimborso di alcune emissioni in scadenza (tra le quali una tranche di emissione con garanzia statale).

Sul fronte della solidità patrimoniale, al 31 dicembre il Cet1 si fissa al 13,7% (14,8% a fine 2017), a causa dell’aumento dello spread Btp-Bund.