Nella settimana dal 10 al 14 febbraio il Ftse Italia Moda ha ceduto lo 0,5 per cento, sottoperformando sia il corrispondente europeo (+0,1%) sia il Ftse Mib (+1,6%).
Nelle cinque sedute le borse europee hanno chiuso positive, nonostante i segnali contrastanti sulla diffusione del virus cinese. Focus sulle trimestrali e sugli interventi dei presidenti di Bce e Fed, con Powell che ha sottolineato come la politica monetaria della Fed sia appropriata e rimarrà tale in assenza di cambiamenti dell’outlook.
La Commissione europea ha ritoccato al ribasso la stima per il Pil italiano da +0,4% a +0,3% nel 2020 (peggiore in Europa) e da +0,7% a +0,6% nel 2021.
Tornando alle società del comparto, settimana debole per entrambe le Big. Ferragamo cede l’1,1%. Il presidente Ferruccio Ferragamo ha dichiarato che, a causa dell’epidemia di coronavirus, il gruppo teme un calo del fatturato e che sono già stati chiusi molti punti vendita in Cina.
Moncler (-1,6%), nonostante i positivi conti 2019, ha segnalato che data la gravità e la durata dell’attuale situazione legata all’epidemia di coronavirus, è difficile al presente fare previsioni sugli impatti nell’esercizio 2020.
Tra le Mid, in coda Tod’s (+0,6%).
Tra le Small, si distinguono Rosss (+9,3%) e BasicNet (+8,9%) che ha diffuso i dati preliminari 2019 da cui emergono vendite aggregate oltre 1 miliardo (+17,1 a/a). L’Ebitda è salito del 28,7% a 42,5 milioni.
La controllata BasicVillage ha completato l’acquisto di un immobile industriale a Milano, per un controvalore di 10,5 milioni.
Segue Safilo (+7,2%) che ha acquisito il 61,34% di Privé Revaux, società con sede a Miami, per 67,5 milioni di dollari (61,6 milioni di euro).
In coda Ratti che lascia sul terreno il 2,9 per cento.
Il giro d’affari della moda italiana continuerà a crescere fino a raggiungere nel 2021 quota 80 miliardi, con un Ebit margin atteso superiore di quasi 6 punti alla media dei settori benchmark. E’ quanto stima Prometeia nell’ambito della nuova edizione sul Sistema Moda realizzata dall’Area Studi Mediobanca.
Sul fronte internazionale Kering ha riportato nell’esercizio 2019 ricavi aumentati del 16,2% a 15,9 miliardi ma un utile netto diminuito del 37,8% a 2,3 miliardi.