Ubi – Il punto sulle adesioni a due giorni dal termine dell’Opas

Si avvicina il termine dell’Opas volontaria totalitaria promossa da Intesa Sanpaolo su Ubi, che su provvedimento della Consob è stata prorogata al 30 luglio e che alla data di ieri 27 luglio ha raccolto adesioni pari al 43,48% dei titoli oggetto dell’offerta.

Alcuni dei principali soci di Ubi, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo (azionista con il 5,91% del capitale), Fondazione Banca del Monte di Lombardia (che detiene il 4,96% del capitale) e Cattolica (a cui fa capo l’1% del capitale) avevano già comunicato di voler aderire all’offerta.

Questi ultimi sono anche membri del patto Car, il quale raggruppa circa il 19% del capitale di Ubi e di cui, con circa l’8% del capitale, fanno parte anche alcune importanti famiglie imprenditoriali lombarde. Proprio questa mattina il patto Car ha fatto sapere di voler aderire all’offerta.

Anche il Patto Sindacato Azionisti Ubi Banca, che ha in mano il 7,7% del capitale e che rappresenta l’anima bresciana del gruppo, attraverso il presidente Franco Polotti ha fatto sapere che aderirà all’offerta.

Per quanto riguarda il Patto dei Mille, che detiene l’1,6% del capitale e che rappresenta l’anima bergamasca del gruppo, ha spiegato che lascerà autonomia ai propri membri sulla decisione se aderire o meno.

I soci storici di Ubi, ad oggi, avrebbero apportato il 17% delle adesioni, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore.

Non bisogna poi dimenticare gli azionisti retail che, secondo il quotidiano, raggruppano circa il 25% del capitale, avrebbero aderito con una quota compresa tra il 16 e il 17 per cento.

Ci sono poi i grandi fondi, che tradizionalmente in operazioni di questo tipo si muovono all’ultimo. Tra di essi ci sono Parvus Asset Management Europe, titolare del 7,93% del capitale e che non si è ancora chiarito come intende muoversi, e Silchester International Investors, a cui fa capo il 5,12% del capitale e che secondo rumor di stampa avrebbe deciso di aderire all’Opas. Poi c’è HSBC Holdings che possiede il 4,89% del capitale.

Intesa Sanpaolo, che per aumentare l’appeal dell’offerta ha aggiunto una componente cash di 0,57 euro oltre allo scambio di 1,7 azioni della stessa Intesa Sanpaolo per ogni azione Ubi portata in adesione, punta a raggiungere il 66,7% del capitale per poter avere il controllo dell’assemblea straordinaria e procedere poi alla fusione di Ubi, ma considererebbe valida l’operazione anche con il raggiungimento del 50% + un’azione Ubi.