Banche (-21,1%) – Un 2020 in rosso per il settore con UniCredit a -41,3%

Il Ftse Italia Banche ha chiuso il 2020 con un calo del 21,1% e tenendo meglio dell’analogo indice europeo (-23,3%), frenando anche il Ftse Mib (-5,4%).

Il 2020 è stato caratterizzato dall’evento imprevisto legato al diffondersi, a partire dall’ultima parte di febbraio e inizio marzo (prima ondata) in tutto il Mondo, incluse l’Europa e l’Italia, della pandemia da Covid-19, che ha portato a un’emergenza sanitaria che ha costretto i Governi a varare pesanti misure di lockdown per rallentare la crescita dei contagi.

Lockdown che però ha avuto pesanti ripercussioni sull’economia, in quanto moltissime attività sono state costrette a fermarsi. Anche l’Italia non ha fatto eccezione, con il lockdown poi finito ai primi di maggio.

Dopo l’estate, i contagi hanno ripreso a salire in quella che è stata definita la “seconda ondata”, costringendo di nuovo i Governi a varare dei lockdown diffusi per bloccarne la diffusione.

Gli stessi Governi e le banche centrali hanno varato misure straordinarie e immesso significative risorse finanziarie per cercare di arginare gli impatti della pandemia sull’economia sulla tenuta di famiglie e imprese.

In Italia l’esecutivo varate misure di ristoro a favore di coloro che più hanno subito gli impatti della pandemia ed effettuato interventi straordinari affinché il canale bancario continuasse a finanziare l’economia reale (moratorie, prestiti con garanzia Sace).

Alle mosse dei Governi si sono accompagnate quelle delle banche centrali. La BCE ha varato un programma straordinario di acquisti denominato PEPP per sostenere l’economia, oltre ad approvare nuovi finanziamenti agevolati a favore delle banche per favorire la concessione del credito.

Gli impatti si sono riflessi anche sui mercati finanziari, con il crollo verificatosi tra l’ultima parte di febbraio e la prima decade di marzo, per poi invertire la tendenza ed avviare un recupero, che ha consentito in parte di recuperare le perdite.

Tuttavia, una piccola speranza si è accesa nell’ultima parte dell’anno dopo che sono arrivate indicazioni positive nella sperimentazione di alcuni vaccini per combattere il virus all’origine della pandemia, in particolare quelli della Pfizer/Biontech e di Moderna, che hanno chiesto un via libera d’emergenza alle autorità preposte in Regno Unito, Stati Uniti ed Europa.

Il vaccino di Pfizer/Biontech ha già ricevuto il via libera in quei Paesi, che hanno già cominciato a somministrare le prime dosi.

Per quanto riguarda le banche, si sono avvalse delle agevolazioni decise dalla BCE per sostenere famiglie e imprese ma, al contempo, l’Eurotower ha raccomandato alle banche di non distribuire le cedole fino a fine anno per mantenere una robusta dotazione patrimoniale allo scopo di fronteggiare gli impatti della pandemia.

Sempre con riguardo al settore creditizio, le attenzioni sul settore si sono iniziate a concentrare fortemente sul possibile consolidamento a cui potrebbe andare incontro.

Il tutto dopo che, a sorpresa, Intesa Sanpaolo (-18,6%), confermatasi banca solida e profittevole, ha annunciato e poi portato a termine con successo l’Opas su Ubi Banca, assumendone il totale controllo che ha portato al delisting della stessa Ubi, la cui integrazione è prevista ad aprile 2021.

UniCredit (-41,3%) è stata a lungo oggetto di rumor di M&A come potenziale acquirente di Mps, anche se il Ceo Jean Pierre Mustier ha più volte ribadito che la banca non era interessata ad aggregazioni. Lo stesso Mustier ha poi comunicato la propria intenzione di non ricandidarsi per un altro mandato a causa di divergenze di vedute con il cda sulla strategia.

Anche Banco Bpm (-10,8%) è stata al centro delle attenzioni del mercato nell’ottica di una possibile aggregazione dopo le varie aperture arrivate dal Ceo Giuseppe Castagna in tal senso.

Stesso discorso per Bper (-51,1%), dopo che Carlo Cimbri, Ad di Unipol (primo azionista della banca con il 18,9% del capitale) in un’intervista ha definito affascinante un merger proprio con Banco Bpm. Tuttavia, l’istituto modenese è concentrato sull’integrazione del ramo bancario rilevato da Intesa Sanpaolo nell’ambito dell’Opas su Ubi; operazione che consente di fare un significativo salto dimensionale.

Mediobanca (-23,2%) ha visto rafforzarsi la posizione di Leonardo Del Vecchio come primo azionista (con l’11% del capitale). L’imprenditore, per cui l’investimento è di carattere finanziario, ha ottenuto il via libera della BCE a salire fino in prossimità del 20% del capitale.

Sul Mid Cap Mps (-25,4%) è stata al centro dei rumor di M&A, con UniCredit visto come il partner più probabile. In base agli accordi con le autorità europee il Tesoro, primo azionista della banca con il 64,2% del capitale, dovrà procedere con la privatizzazione entro il 2021. L’istituto ha ulteriormente accelerato il de-risking varando la scissione di 8,1 miliardi di Npe a favore di AMCO. Il cda ha approvato il piano strategico al 2025, nel quale si stima un rafforzamento patrimoniale tra 2-2,5 miliardi a seguito degli impatti della scissione e della decisione di aumentare gli accantonamenti a fronte dei potenziali rischi legali. Il piano non chiude ad ipotesi aggregative.

Creval (+62,1%) ha visto l’annuncio di un’Opa volontaria totalitaria da parte di Crédit Agricole Italia, mentre Popolare di Sondrio (+4,4%), anch’essa al centro dei rumor di M&A, ha accelerato il de-risking ed è in attesa di definire i prossimi passi nell’ottica della trasformazione in Spa.

Sullo Small Cap il focus è rimasto Carige (ancora sospesa), che il 31 gennaio 2020 ha visto la fine di 13 mesi di commissariamento che hanno consentito alla banca di rimettersi in carreggiata dopo un rafforzamento patrimoniale e l’accelerazione del de-risking, e di tornare a concentrarsi sul core business.