Mps – A fine mese un quadro più chiaro sul negoziato UniCredit-Tesoro

La privatizzazione di Mps starebbe entrando nelle due settimane decisive, con il Tesoro, primo azionista della banca senese con il 64,2% del capitale, e UniCredit che vorrebbero prendere una decisione già entro il prossimo 27 ottobre, quando il cda della stessa UniCredit si riunirà per approvare i conti del terzo trimestre 2021.

L’esito del negoziato, secondo rumor riportati da La Stampa, potrebbe essere comunicato giovedì 28 ottobre, giorno in cui UniCredit presenterà al mercato la trimestrale. Le posizioni sarebbero ancora distanti secondo il giornale.

Le condizioni poste da UniCredit a luglio per considerare l’acquisto di “parti selezionate” di Mps potrebbero richiedere che lo stato inietti più di 7 miliardi nella banca toscana nel caso l’istituto guidata da Andrea Orcel dovesse acquisire il più grande perimetro possibile, permettendo a Roma di mettere fine ai problemi dell’istituto senese, secondo quanto riporta Reuters.

Il Tesoro, inoltre, si starebbe muovendo per negoziare con la Commissione Europea una proroga di circa sei mesi della scadenza (attualmente fissata a fine 2021) sulla privatizzazione di Mps per avere più tempo a disposizione per trovare la quadra nella
complessa trattativa con UniCredit, secondo indiscrezioni riportate da Il Messaggero.

La Commissione UE non dovrebbe avere troppo da eccepire, vista anche l’autorevolezza del governo guidato da Draghi, aggiunge il quotidiano.

Nei giorni scorsi era stata Bloomberg a riportare rumor secondo cui Mps potrebbe necessitare di un aumento di capitale di oltre 3 miliardi, che dovrebbero essere versati dal MEF per agevolare la cessione a UniCredit.

L’agenzia americana ha aggiunto che l’esito positivo della trattativa non è da dare per scontato, poiché tra le condizioni imposte da UniCredit ci sono l’accrescimento dell’utile per azione e l’impatto neutrale sulla posizione patrimoniale.

Se questi paletti non venissero rispettati, aggiunge Bloomberg, UniCredit potrebbe considerare l’idea di farsi da parte, nonostante vari rumor di mercato avessero indicato un’accelerazione del negoziato dopo le elezioni suppletive di Siena degli scorsi 3-4 ottobre e una conclusione entro fine ottobre.

Inoltre, altre indiscrezioni riportate da Bloomberg (e riprese da Il Messaggero), riportano che l’ammontare di capitale necessario per fare fronte alle richieste di UniCredit potrebbe potenzialmente essere compresa tra 5-7 miliardi, anche in funzione dei paletti che potrebbero essere stabiliti dalla Commissione Europea.

Le questioni più importanti su cui trovare la quadra riguardano la qualità dei crediti, gli esuberi, i suddetti rischi legali e il destino dello storico di Mps.

La soluzione più probabile resterebbe quella di un cosiddetto spezzatino, con le filiali del Sud (tra 100 e 150) che dovrebbero essere rilevate dal Mediocredito Centrale, mentre UniCredit rileverebbe la banca online Widiba e gli sportelli del Centro e Nord Italia, con Mps Capital Services che invece non sarebbe inclusa nel perimetro, così come il leasing, il factoring e il consorzio operativo.

Intorno alle 11:10 a Piazza Affari i titoli Mps guadagnano lo 0,3% a 1,09 euro, mentre le azioni UniCredit guadagnano lo 0,2% a 11,82 euro. L’indice di settore cede lo 0,9 per cento.