doValue – Aggiornato il piano al 2022 con Altamira, crescita media attesa dei ricavi tra 1-3%

Il cda di doValue ha aggiornato i target del business plan 2019-2022 per includere l’integrazione nel perimetro di consolidamento di Altamira Asset Management.

L’acquisizione di quest’ultima, perfezionata il 27 giugno 2019, si inserisce nel percorso di crescita, organica e attraverso operazioni straordinarie, delineato nel business plan 2018-2020 approvato a giugno 2018, accelerandone in modo significativo la crescita e il tasso d’internazionalizzazione.

Per il 2019 è previsto un target pro-forma, includendo l’impatto di suddetta acquisizione dal 1° gennaio e punto di riferimento per i target 2022, di ricavi lordi a circa 500 milioni, di un Ebitda, esclusi gli oneri non ricorrenti, a circa 185 milioni, e un utile netto, esclusi gli oneri non ricorrenti a circa 65 milioni.

Obiettivi economico-finanziari al 2022 e leve per raggiungerli

I ricavi lordi di gruppo sono attesi in crescita tra l’1% ed il 3% in media all’anno tra il 2019 pro-forma e il 2022 grazie a:

  • Nuovi mandati di gestione di asset Npl, Utp e real estate per 4-5 miliardi l’anno in Italia, 1-2 miliardi l’anno in Spagna e Portogallo, oltre 1 miliardo l’anno in Grecia e nuovi mandati a Cipro;
  • Sviluppo dell’attività di real estate soprattutto in Italia e Grecia, facendo leva sul track record nello sviluppo internazionale di Altamira e su maggiori potenzialità nell’attività di asset repossession in Italia quale strategia di asset management. Il peso degli asset real estate sul portafoglio in gestione salirà al 18% nel 2022 rispetto al 16% nel 2020. Sono previste sinergie di ricavi dall’integrazione di Altamira pari a circa 8-10 milioni in termini di impatto sull’Ebitda nel 2022;
  • Maggiore efficienza nell’attività di recupero, con aumento del collection rate di gruppo e in particolare in Italia, dove si conferma l’aspettativa di un collection rate maggiore del 2,6% entro il 2020;
  • Espansione dei servizi ancillari ad un tasso di crescita superiore a quello dei ricavi di gruppo, per la sempre maggiore adozione da parte dei clienti dei servizi di data quality e governance, oltre ai servizi legali, di due diligence e master servicing;
  • Riduzione delle outsourcing fee da circa il 14% dei ricavi lordi nel 2019 a circa il 10% nel 2022, per il ridotto utilizzo delle reti di collaboratori esterni nell’attività di gestione Npl e real estate.

L’Ebitda di gruppo, esclusi oneri non ricorrenti, è stimato in crescita tra il 3% ed il 5% in media all’anno tra il 2019 pro-forma e il 2022, grazie a:

  • Riduzione della base dei costi di circa il 3% in media tra il 2019 pro-forma e il 2022, grazie alla ricerca di maggiori efficienze in tutte le principali voci di costo, a partire dalla razionalizzazione della presenza territoriale, dell’infrastruttura IT e del costo del personale;
  • Sinergie di costo dall’integrazione di Altamira pari a circa 2-4 milioni in termini di impatto sull’Ebitda nel 2022, senza significativi costi associati;

Il margine Ebitda, esclusi gli oneri non ricorrenti è atteso maggiore del 40% entro il 2022.

L’utile per azione, esclusi gli oneri non ricorrenti, è stimato in crescita del 15% in media all’anno tra il 2019 pro-forma e il 2022, grazie a:

  • Profilo di ammortamenti in riduzione nel periodo;
  • Minori oneri finanziari, per la rapida discesa dell’indebitamento finanziario netto;
  • Tax rate a circa il 30%, in funzione dell’aliquota marginale di gruppo al 28%, oltre ai canoni DTA e all’impatto dei costi non deducibili.

Il dividendo per azione è previsto superiore alle attuali aspettative di mercato, a partire dal 2019, dove dovrebbe attestarsi a 0,62 euro (oltre il 30% in più rispetto al 2018).

La leva finanziaria è stimata in rapida riduzione, con un rapporto tra indebitamento finanziario netto ed Ebitda atteso inferiore ad 1x nel 2021.

Viene confermata l’elevata cash conversion del gruppo, superiore al 90% nel periodo in termini di Ebidta-Capex in percentuale sull’Ebitda. Sono previsti limitati fabbisogni di investimenti di capitale e benefici da tax asset.

La solida posizione patrimoniale del gruppo sarà utilizzata a supporto della creazione di valore per gli azionisti.

Ci sarà un attento monitoraggio delle opportunità di M&A nel breve periodo, con focus nei mercati e nei segmenti di attività già presidiati dal gruppo. Viene confermato il commitment a mantenere l’indebitamento finanziario massimo al di sottodi 3 volte rapporto all’Ebitda.

Nel medio periodo, è previsto un ulteriore aumento della remunerazione degli azionisti.

Lo scenario di riferimento

Secondo le stime di Deloitte, nel 2019 in Europa sono attesi oltre 140 miliardi di transazioni aventi ad oggetto asset non performing, rispetto agli oltre 200 miliardi raggiunti nel 2018 e gli oltre 150 miliardi nel 2017.

n Sud Europa, si prospettano diverse opportunità per doValue, a seconda del ciclo macroeconomico, della fase di sviluppo del mercato del servicing e delle dinamiche competitive in atto.

In Italia, nel periodo 2020-2022, sono previste complessivamente circa 15-20 miliardi di transazioni Npl e Utp per anno, con un mix di operazioni di mercato primario e secondario, in aggiunta a una crescita nel mercato della gestione di asset REO da 7 miliardi nel 2019 a 17 miliardi nel 2022.

Oltre allo sviluppo organico del business, in Italia si prevede che i servicer si focalizzeranno sull’efficientamento della macchina operativa e considereranno aggregazioni e altre operazioni straordinarie per rispondere più efficacemente alle sfide del settore.

Per Spagna e Portogallo sono previste complessivamente operazioni per circa 15 -20 miliardi l’anno tra il 2020 e il 2022, costituite principalmente da transazioni nel mercato secondario, con oggetto asset Npl e real estate e spinte dall’ingente mole di operazioni sul mercato primario realizzate nel recente passato.

Grecia e Cipro presentano invece la più elevata attività nel mercato primario, vista la necessità delle banche greche di ridurre lo stock di non-performing asset di circa 47 miliardi nei prossimi due anni e l’attuale pipeline di mercato a Cipro, costituita da operazioni per oltre 5 miliardi.

Anche in questi mercati, Grecia in particolare, si prevede un maggiore ricorso da parte delle banche a servizi di gestione di asset real estate.