Obbligazioni – Terremoto a Downing Street

Una raffica di dimissioni di membri del governo a meno di 24 ore dalla definizione della bozza di un soft deal per la Brexit mette all’angolo il premier May e accentua il clima di incertezza che staziona sui mercati da qualche tempo.

I parallelismi col caso italiano, si è già detto, sono impossibili, ma qualche tratto comune va sottolineato. Due per tutti: la posizione intransigente della base che ha votato “sì” al referendum per l’uscita dall’Unione sottolinea la domanda di democrazia che viene dal basso e la pretesa che si rispetti la volontà espressa dall’elettorato; il rigurgito sovranista, riassunto in questo caso dalle parole del Segretario di Stato Raab, ribelle, parafrasandone le parole, alla dovuta obbedienza a regole fatte da altri che non tengono conto degli interessi inglesi.

Ma a rimarcare il quadro generale un po’ confuso che condiziona l’umore di mercato ci sono anche le parole di un Powell (Presidente della Fed) che stigmatizza le difficoltà di dare il giusto timing alla politica monetaria affinchè non si muova in ritardo, ma nemmeno anticipi quello che ancora non c’è, tenuto conto poi del lag temporale dei suoi effetti.

I mercati danno una lettura prudente, ma cominciano probabilmente a pensare che il cambiamento di rotta sui tassi dov’è in atto (Stati Uniti) potrà rallentare e dove è soltanto all’orizzonte (Europa) possa allontanarsi oltre il campo visivo.

Solo gli spread sui corporate high-yield sembrano aver preso una decisa direzione al rialzo nel timore che un rallentamento economico si riverberà prima o poi sui conti aziendali e prezzano, ancora lentamente comunque, un premio al rischio crescente (399 per i titoli in dollari e 417 in euro).

Lo spread Italia-Germania sale invece. come già avvenuto in altri momenti, per effetto di un pronunciato movimento al ribasso del Bund a fronte della sostanziale immobilità dei Btp. Non è di grande consolazione, ma una spiegazione tecnica.